Le emorroidi sono dei cucinetti venosi presenti nella parte superiore dl canale anale e sono importanti perché cosentono la perfetta continenza fecale, comportandosi come una guarnizione, oltre ad avere una sensibilita che ci consente di discriminare il contenuto rettale (gas, feci normali, feci liquide). In pratica noi tutti siamo forniti “normalmente” di emorroidi. Allorquando esse aumentano di volume oppure escono al di fuori dell’ano, diventano sintomatiche e vanno curate. Le emorroidi sono classificate in 4 stadi  ( vedi illustrazione) e per ognuno di essi c’è indicazione di un trattamento diverso. Per esempio le emorroidi di primo grado, ossia interne, possono beneficiarsi di terapia medica, trattamenti sclerosanti, laser Help, legatura elastica. Il  secondo grado, ossia emorroidi che fuoriescono alla defecazione e rientrano spontaneamente , possono richiedere una  indicazione  chirurgica classica, thd, Prolassectomia, legature elastiche, laser LHP.   Terzo e quarto grado, ossia emorroidi che fuoriescono e possono essere spinte dentro solo con manovra manuale oppure emorroidi esterne non riducibili, richiedono chirurgia classica o Prolassectomia o Thd. Ovviamente ci sono casi a cavallo dello schema, da gestire singolarmente.

Riguardo la crioterapia , essa non è una metodica amata dai proctologi  e quindi non ne parliamo invitando a diffidare. Può comportare spiacevoli esiti cicatriziali in una alta percentuale di casi, come la stenosi anale. . Il web è colmo di siti fai-da-te, di colleghi autoreferenziati che con il miraggio della cura immediata ed indolore attirano pazienti sprovveduti.

In sintesi, cercando di evitare la chirurgia classica ossia la asportazione delle emorroidi, intervento invasivo dal post-operatorio “non semplice” , si va sempre piu’ verso la tecnica di Longo ( mucoprolassectomia) e le metodiche Laser. Per i casi in cui sia indicata la asportazione, si può ricorrere agli strumenti ad  ultrasuoni o alla radiofrequenza per limitare il danno tissutale e quindi il dolore post operatorio

Tecnica di Longo. Questa tecnica consiste nel praticare un lifting del prolasso emorroidario mediante una asportazione della mucosa al di sopra delle emorroidi che di conseguenza non vengono asportate ma riposizionate all’interno del canale anale. Questo é l’intervento, ideato da un italiano, che ha rivoluzionato il trattamento delle emorroidi alla fine degli anni ’90 ma ancor piu’ dei primi anni dopo il 2000, vincendo la diffidenza di migliaia di chirurghi. Personalmente, ho esperienza diretta di tutte le metodiche, come dovrebbe essere per un proctologo, ma mi ritengo molto soddisfatto dei risultati ottenuti grazie alla tecnica Longo, che ormai effettuo dal 2003 (vedi foto).

Thd. La metodica é nata come legatura, cioè chiusura delle 6 arterie emorroidarie individuate con il doppler transanale, con conseguente ipoafflusso di sangue alle emorroidi. Poi, nel tempo, si è visto che i risultati non erano eccezionali negli stadi dal terzo in su e di conseguenza oggi l’intervento viene integrato da una serie di plissettature (punti) del tessuto al di sopra delle emorroidi, ispirandosi alla tecnica di Longo ma senza asportare tessuto, con il miraggio dell’assenza di dolore post operatorio.

Valutando un po’ tutti gli elementi, cioé risultati immediati ed a distanza, gradimento del paziente, dolore post operatorio, ripresa delle attivita’ quotidiane, tempi di degenza e quant’altro,  il tutto alla luce dei dati forniti da studi di settore e non solo della mia casistica personale, ho preferito la tecnica di Longo detta anche emorroidopessi, mucoprolassectomia o semplicemente PPH.

Questa tecnica infatti consente di asportare il tessuto in eccesso al di sopra delle emorroidi (prolasso associato) impedento di fatto che le emorroidi tornino giu’, all’esterno.

L’intervento si esegue in anestesia spinale e richiede una notte di ricovero. Grazie ad una apparecchiatura monouso che si chiama suturatrice meccanica circolare, la resezione del tessuto viene effettuata al di sopra delle emorroidi in una sede con scarse terminazioni nervose ( poco o nulla dolore) e quindi non ci sono ferite esterne e non occorre fare medicazioni post operatorie ma solo alcuni controlli di sicurezza.

Nei casi in cui bisogna ricorrere alla classica emorroidectomia (vedi foto) sono solito praticarla con l’ausilio di uno strumento ad ultrasuoni  che riduce il trauma locale e migliora i sintomi postoperatori. Ultima frontiera le metodiche Laser    (LHP) di ultima generazione che in modo del tutto miniinvasivo consentono, attraverso un forellino millimetrico, di obliterare dall’interno i cuscinetti emorroidari. Certamente i risultati iniziali sono positivi ed incoraggianti. Sopratutto non creano danni ed il postoperatorio è “leggero”.

Insomma, come per tutte le branche della medicina, la cosa importante è aver a disposizione tutte le risorse terapeutiche con l’esperienza di saper utilizzare quella giusta, valutando ogni singolo caso…..tailored surgery.

Viceversa l’utilizzo del Laser a CO2 per vaporizzare il tessuto emorroidario non è amato da molti proctologi alla pari della crioterapia, avendo pressoché gli stessi svantaggi.